venerdì 15 aprile 2016

15-O4-16

A volte ci sentiamo dei geni, che abbiamo dentro una qualche idea stravagante e straordinaria che aspetta solo di uscire per renderci diversi e speciali. Magari questi momenti in cui ci accorgiamo di una presenza artistica latitante vengono scatenati da eventi casuali e insignificanti, l'immagine di qualcosa, le parole di qualcuno, un ricordo, un attimo di illusa invincibilità. E fin qui tutto bene, giusto? Cambiamo il mondo e diventiamo famosi, nell'ordine che preferite.
La seconda fase è composta dalla rassegnazione che aver sfiorato le muse in realtà è stato solo un ictus mentale, una scarica di corrente che ci ha riscosso ed animato per un secondo ma poi lasciati come un fuggitivo colpito dal teaser di un poliziotto. 
In più occasioni mi sono messa davanti ad un computer o ad un foglio bianco e ehi cervello ci sei ancora? poco fa mi avevi promesso un lampo di creatività. 
Forse - sicuramente - non funziona così, e mi sfugge qualcosa, un passaggio chiave, come per esempio introspezione e organizzazione dei pensieri insufficiente. 
Una volta ho letto una riflessione Freudiana sul fatto che i sogni sono difficili da ricordare perchè, creati durante uno stato mentale diverso dal solito, non sono poi compatibili con la psiche vigile e il salto da un piano all'altro comporta delle corruzioni. Inizio a chiedermi se non sia così anche per quello di cui stavo parlando, se le idee non siano destinate a far brillare la loro essenza solo nella nostra mente.

giovedì 31 marzo 2016

Blackblackblackblackblack

Ho perso amicizie per caso o per volontà, mi sono allontanata da persone come tutti facciamo, senza una ragione e di punto in bianco. E va bene così, individui di cui riconosco l'esistenza alla mia portata di mano, a qualche kilometro al massimo di distanza, che a volte sono pure troppo pigra per compiere. Ma i rapporti si sgretolano, è naturale e lo accetto di buon grado.
Non è naturale quando a interrompere un legame è un biglietto aereo, invece. A volte ripenso agli ultimi ricordi che ho insieme ad alcune altre persone, con le quali sapevo a priori che quel momento sarebbe stato l'ultimo, almeno per un po'. Quando si trattava di incontrarsi fuori da un bar per scambiarsi un addio e si ok "ti aspetto in Germania, ci vediamo in Messico", o quando era entrare nella stanza del tuo fidanzatino Brasiliano e davvero prendere e uscire e chiudere la porta con la consapevolezza che ci vediamo quando? Tra un anno? Due? Dieci? ma allo stesso tempo con l'ingenuità di non realizzarlo ancora.
E intanto alcune di queste persone che non vedevo da un paio di settimane, ormai non le vedo da tre, cinque mesi addirittura.
Ci vedremo presto, probabilmente. Ma presto cosa vuol dire? Tra una settimana? Entro fine mese? Entro l'estate? Se il desiderio è davvero forte, anche domani, o tra due ore, è tardi. E il tempo passa, quindi in teoria il presto dovrebbe avvicinarsi. Ma poi in realtà non cambia niente.

lunedì 21 marzo 2016

21-O3-16

Arrivo ad un momento dove non ho bisogno di persone. Semplice, chiaro e diretto.
Non sento necessità di riavvicinarmi a chi già ho come amico e neanche di riappacificarmi in qualche goffo modo con chi avevo un conto in sospeso.
Ieri ho rivisto un mio caro amico di un'altra città e mi ha detto che non odia nessuno, lui non ha proprio tempo per queste cose dice.
Per l'appunto non mi manca affatto odiare e sfogare la mia cattiveria repressa - che innegabilmente ho sempre avuto - su qualcuno, ed è strano. Ma ancora più strano e che non stia cercando persone per riempire ruoli. L'amico sincero, un bravo fidanzato, un'amica popolare con cui uscire, una confidente.
I tempi in cui invece davo ad essi una estenuante caccia - quasi un'elemosina di compagnia - sono talmente recenti che li ricordo benissimo.
Di solito a questo non ci si crede, proprio mai, ma questa volta vi prego di farlo, se vi dico che 'sto bene da sola'. O meglio, diciamo che mi accontento ed ho un limite di sopportazione\rilevazione noia e solitudine molto alto, a questo giro.
Ho dato tutta me stessa sin da subito a troppe persone da un calderone multietnico per mesi, quindi ora ne ho a malapena abbastanza per fare qualche battuta alle poche persone qui che ancora mi danno corda.
Forse sarà diverso, quando la fiducia nelle persone cambierà modo di funzionare - non ci fidiamo di loro perchè non le conosciamo. E perchè le conosciamo.
Ma poi probabilmente no, o perlomeno finchè continuiamo a giudicare noi stessi dalle nostre intenzioni, e gli altri dai loro atteggiamenti.

giovedì 17 marzo 2016

17-O3-16

Ho sempre sufficiente ispirazione per avere la testa in subbuglio ma mai abbastanza per scrivere. Tuttavia non posso saperlo per certo finchè non decido di mettere giù qualcosa, come inspiegabilmente ho deciso di fare ora.
Avviso, questo post probabilmente non ha esattamente un contenuto felice, ci tengo a specificarlo prima che qualcuno malauguratamente lo legga e in fondo si penta di aver perso il suo tempo.
Però l'arte non la fanno le persone serene, giusto? Ecco perchè sono qua a scrivere. Che sia l'aria di primavera, il caso o la noia della mia seconda-vita-post-Canada?
Dico seconda, non nuova.
Faccio come hanno fatto i Cristiani, conto le data dopo Cristo, solo che il mio anno zero è il giorno in cui sono tornata.
Quando ero oltreoceano dicevo, a me stessa e a chiunque mi capitasse a tiro quando ne volessi parlare, che in Italia non c'era e ci sarebbe stato niente per me, se non poche cose - per lo più problematiche - ad aspettarmi. E così è, infatti. Pure peggio in realtà. Nessuna vecchia fiamma, vecchia lite, vecchio rancore: tutto, schifo incluso, è andato avanti in mia assenza e non mi ha tenuto il posto mentre ero via. Non mi sono trovata in un terreno aspro, ma sterile.
Alla fine, questo ero quello da cui ero scappata, un posto che mi stava stretto. Così mi avevano trapiantato in un giardino più grande e verde, e ora l'unica cosa che ho ritrovato nel piccolo vasetto in cui sono nata e cresciuta (e sfortunatamente solo per breve tempo espatriata) sono le mie vecchie radici, le quali attualmente sono solo d'ostacolo a quelle  nuove.
Quindi sono qua, che invece di iniziare una nuova vita - ci avevo preso gusto ammetto - sto semplicemente riciclando quella che avevo prima, per di più con parametri sociali incompatibili e un ribrezzo generale non indifferente.
E' non indifferente anche la mia dose di bipolarismo, che più che euforia e depressione nel mio caso oscilla rapidamente tra ottimismo e pessimismo- e con rapidamente intendo che l'ultima volta è stato nel tragitto tra il mio letto e il bagno. Ogni volta che sono dentro la parte positiva la incito e le faccio il tifo a tenere duro, ma poi è la consapevolezza che stia per arrivare qualcosa di brutto a farmela perdere. Oppure la noia. O la rabbia. O mia madre. O il brutto tempo. O anzi quello bello quando sono in casa. Ci sono un sacco di cose che possono rovinare una bella giornata o una bella predisposizione d'animo, il che non è corretto, considerando quante poche ce ne sono a fare il contrario.